In occasione della Giornata mondiale delle donne e delle ragazze nella scienza 2020, celebrata ogni anno l’11 febbraio, il direttore generale dell’Unesco Audrey Azoulay ha dichiarato: “Se vogliamo essere in grado di affrontare le enormi sfide del ventunesimo secolo, da quelle tecnologiche ai cambiamenti climatici, dovremo fare affidamento sulla scienza e sulla mobilitazione di tutte le nostre risorse. Il mondo non deve essere privato del potenziale, dell’intelligenza o della creatività delle migliaia di donne vittime di disuguaglianze e pregiudizi profondi”.

Spesso le studentesse si trovano a scegliere percorsi di studio universitario e carriere con una scarsa conoscenza delle professioni STEM, sia quelle più innovative sia quelle più tradizionali. Molte di loro, inoltre, possiedono una concezione del ruolo della donna viziata da pregiudizi storici e culturali che spesso impediscono di proiettarsi in alcuni lavori visti come “tipicamente maschili”.

In estrema sintesi, esiste:

• un bisogno diffuso da parte delle ragazze di comprendere quali siano le potenzialità di una carriera STEM, oltre a quali siano e quali saranno le professionalità STEM in dettaglio;
• un’alta domanda del mercato del lavoro, che ha necessità di persone con competenze STEM;
• ancora un forte problema culturale legato a pregiudizi di genere;
• la necessità di colmare un gap informativo dei sistemi di orientamento;
• l’esigenza di dare risposte concrete alla parità di genere per raggiungere una vera partecipazione attiva delle donne negli studi tecnico-scientifici e nel mondo del lavoro.

È un’iniziativa di innovazione culturale che punta a creare un futuro in cui la partecipazione attiva diventi un elemento strategico di attrattività per i nostri territori e le persone siano protagoniste dello sviluppo e della competitività del nostro Paese.